La cappella, prima a cornu Evangelii all’ingresso della cattedrale, fu intitolata nel XIV secolo a Santa Maria Maddalena e successivamente assegnata alla Congregazione della Madonna del Rosario, i cui membri incaricarono Antoniazzo Romano coadiuvato dal figlio Marcantonio Aquili affinché affrescasse la parete oltre l’altare raffigurando la Madonna in maestà.
Poiché il cardinale Giovanni Colonna, aveva intrapreso la ricerca delle spoglie del cistercense San Balduino, fondatore dell’abbazia di San Matteo de Monticulo per riconsegnarle alla cattedrale, fu stabilita la traslazione delle reliquie del Santo nella cappella in cui fervevano i lavori di allestimento.
L’abbazia, abbandonata da secoli, era ormai «inter aquosissimas paludes…apertam, discopertam, ruinosam, et non ecclesiam sed ut domum porcorum», secondo la desolata espressione del notaio Antonio de Mando Pucciaritti, estensore dell’ Instrumentum ad honorem Omnipotentis Dei et Sancti Balduini trasportati.
L’affresco si arricchì dunque delle immagini di Santa Barbara e Santa Maria Maddalena e dei Santi monaci cistercensi Stefano da Rieti e Balduino dei conti di Marsi affiancati al trono della Vergine, sullo sfondo di un limpido paesaggio lacustre in cui è agevole ravvisare la piana reatina, bonificata dai monaci bianchi di San Matteo e San Pastore.
In quello stesso anno 1494, il capitolo della cattedrale conferì all’orafo Bernardino da Foligno l’incarico di realizzare il busto-reliquiario in argento, argento indorato e niellato, lavorato a sbalzo e cesello attualmente conservato presso la sala delle oreficerie del Museo dei Beni ecclesiastici della Diocesi.
Nel 1756, fu costituita a Rieti la Congregazione di Sant’Ignazio di Loyola che pochi anni più tardi, nel 1771, chiese ed ottenne dal Capitolo della Cattedrale l’uso della cappella che mutò ancora una volta il suo titolo.
I membri della Congregazione ignaziana dettero a Don Francesco Bertocci l’incarico di riadattare per l’altare della cappella una tela del francescano p. Sebastiano Conca ispirata ai Santi della Compagnia di Gesù Sant’Ignazio da Loyola e San Francesco di Sales.
Si tratta di una pala d’altare di grandi dimensioni (cm. 325 x 170) dalla vivace tavolozza cromatica. Le figure dei due santi vi sono tratteggiate con finezza ed efficacia rappresentativa, nella postura dei corpi, negli atti e nelle espressioni del viso, nella scelta delle vesti , la ruvida talare chiusa alle spalle dalla pellegrina per Francesco Saverio, che s’appoggia al bastone per inginocchiarsi al cospetto di Sant’ Ignazio, vestito di una finissima casula candida ricamata in oro e colore, lo sguardo rivolto al cielo in cui in un volo d’angeli compare entro un nimbo di luce il Cristogramma IHS.
La tela, firmata Pater Sebastianus Conca ex Ordine Coventualium invent. Et pinxit A.D. 1737, fu collocata sul nuovo altare della cappella all’interno di una spessa cornice di stucco modanato, mutilando così il più antico affresco, riportato fortuitamente alla luce e convenientemente restaurato nel 1906 dal professor Giuseppe Colarieti Tosti.