Al tramonto del VI secolo papa Gregorio Magno indirizzava al vescovo di Spoleto Crisanto un documento che riporta l’intitolazione originaria della cattedrale di Rieti, Basilica beatae Mariae sempre Virginis genitricis Dei et Domini nostri Jesu Christi, quae est intra civitatem Reatinam posita.
Non restano testimonianze materiali della primitiva basilica paleocristiana, che la tradizione vuole essere stata fondata sui resti di un tempio pagano.
Certo è che il 27 aprile 1109 il vescovo Benincasa benedicendo la prima pietra della nuova cattedrale, dette avvio al progetto di ricostruzione della basilica, eretta secondo le norme rigorose dello stile romanico utilizzando la ruvida, porosa pietra locale intercalata da marmi e laterizio.
Il 1 settembre 1157, alla presenza dei vescovi delle vicine Diocesi di Forcona, Narni e Tivoli, il vescovo Dodone consacrò la basilica inferiore, ricollocando presso l’altare le reliquie dei suoi antecessori Pietro e Probo, di Santo Stefano da Rieti e di Santa Musa.
I lavori proseguirono fino al primo quarto del secolo successivo, quando ormai Rieti era stata annoverata fra le residenze pontificie.
Negli Officia Propria pro Cattedrali Basilica Reatina ejusque Dioecesis, la data del 9 settembre è rubricata in memoria della solenne consacrazione celebrata da papa Onorio III, che per nove mesi, dal giugno 1225 al febbraio 1226, risiedé a Rieti con il collegio cardinalizio di cui facevano parte i vescovi di Ostia, Albano, Palestrina, Santa Sabina.
In quegli anni la città era in espansione: da poco entrata nell’orbita politico-amministrativa del Patrimonio di San Pietro, forte della sua posizione strategica a poche miglia dai confini napoletani, doveva assomigliare ad un grande cantiere fervente di opere.
Alla ricostruzione succeduta all’assedio ed alle devastazioni subite al tempo di Ruggero II si univano le istanze di un più ampio ed articolato sviluppo, promosso dalla presenza della curia pontificia.