Questa può annoverarsi tra le più antiche cappelle della cattedrale, dal momento che risulta documentata nel 1319 con il titolo di Sant’Andrea e successivamente nell’ultimo quarto del XIV secolo con il titolo di Santa Barbara.
Un secolo più tardi ne intraprese la decorazione a fresco Marcantonio Aquili, figlio e collaboratore di Antoniazzo Romano.
La pittura muraria fu portata a compimento solo nel 1532 da Lorenzo Torresani.
Dopo lunghe diatribe tra il Capitolo della Cattedrale e il Comune, intervenuto nel corso del XVI secolo nell’allestimento della cappella intitolata alla patrona, finalmente nel 1650 il generoso lascito di monsignor Antonio Petrollini, Scrittore Apostolico presso la Santa Sede, consentì l’avvio della costruzione della nuova, adiacente cappella di Santa Barbara mentre la donazione elargita da Vincenzo Briccioni rese possibile il nuovo allestimento dell’area traslandovi le reliquie riposte nel maestoso altare incrostato di antichi marmi, sovrastato dal pregevole armadio in noce eseguito dall’ebanista reatino Carlo Porrina.
Il 2 febbraio 1658, festività della Presentazione di Gesù al Tempio, l’arcidiacono Giovanni Battista Cappelletti ed i canonici Evangelista Cappelletti e Francesco Girolami provvidero solennemente alla traslazione.
Sotto l’episcopato del Domenicano Antonino Serafino Camarda, vi furono allestiti gli stalli lignei realizzati nel 1744 dall’aquilano Donato Santella.
Il vescovo, il cui stemma è replicato su due postergali del coro, contribuì al nuovo assetto del Coro d’Inverno versando la somma di trecento scudi.
Da allora, la cappella delle Reliquie fu utilizzata usualmente dal Capitolo come Coro d’Inverno.