Nella riunione del 13 settembre, il consiglio pastorale dell’unità pastorale formata due anni fa dall’unione delle parrocchie di Santa Maria in Cattedrale e di Santa Lucia ha approvato il programma pastorale 2018-2019. Lo presenta alla comunità con la lettera che si pubblica in questa pagina e il cui testo è disponibile anche qui in formato pdf.
Carissimi fratelli e sorelle,
sono passati due anni da quando il vescovo Domenico ha unito in un’unità pastorale le due parrocchie di Santa Maria in Cattedrale e di Santa Lucia. In questi due anni siamo stati visitati da eventi imprevisti che hanno rallentato, ma non frenato, il cammino progressivo di unione delle due comunità parrocchiali in una sola realtà. Qualcosa abbiamo fatto, ma ci resta ancora tanto da fare: la prospettiva non spaventa soprattutto perché ci accompagna la certezza che una cosa nuova si costruisce giorno dopo giorno, senza grandi rumori ma mettendo quei tasselli che permettono di fare un passo avanti. È come il camminare in montagna: se si parte troppo in fretta, a un certo punto viene meno il fiato; se invece si prende un passo costante, si raggiunge la meta e si gode di quello che la cima di una montagna può offrire come contemplazione dello sguardo. Queste poche righe che vi consegnamo sono il frutto del lavoro che abbiamo fatto insieme pensando e ripensando a come costruire le condizioni non solo per fare unità fra le antiche parrocchie, ma soprattutto per costruire il volto nuovo di una parrocchia che sia adeguata ai tempi che siamo chiamati a vivere.
Come percorrere questa via? C’è un bel legame fra le due parrocchie precedente a ogni unione giuridica o pastorale ed è la venerazione che le due comunità hanno verso la Vergine Maria. Da secoli la Madre di Dio è venerata in cattedrale come Madonna del Popolo nella bellissima icona che la ritrae seduta in trono con il figlio Gesù, mentre in Santa Lucia la si prega sotto il titolo di Madonna Addolorata, che rinvia alla presenza di Maria nel momento in cui il Signore Gesù ha offerto se stesso perché noi avessimo la vita. Tale comunanza ci spinge a cercare in lei il riferimento per comprendere come possiamo essere Chiesa presente nel territorio. Papa Francesco ha istituito nel lunedì dopo Pentecoste la memoria liturgica di Maria Madre della Chiesa e ci ha proposto così di ripensare la bellissima intuizione del Concilio Vaticano II, che trova nella presenza di Maria presso la croce, secondo il Vangelo di Giovanni, l’icona perfetta.
Una delle caratteristiche della Beata Vergine Maria è quella di essere una donna dell’ascolto, capace di accogliere la Parola in maniera adulta e sapiente e, in conseguenza, capace di dialogo franco con il Signore Dio.
Tale immagine ci fornisce quello che vorremmo sia lo stile di questo anno: pur restando ferme le attività che la comunità parrocchiale già svolge (catechesi, Caritas, servizio ai malati), è necessario che poniamo al centro della nostra vita questa dimensione dell’ascolto. Ne abbiamo bisogno se vogliamo essere uomini e donne che vivono la loro fede in maniera consapevole e profonda e non semplicemente per tradizione. Maria Vergine si è alimentata nella e della tradizione del suo popolo, ma non si è fermata lì: al contrario, è stata capace di andare oltre quando il Signore l’ha visitata con parole nuove.
Privilegiare l’ascolto significa anche riappropriarsi del tempo superando la fretta che ci accompagna ogni giorno. Privilegiare la dimensione dell’ascolto vuol dire aprirci, dilatare il cuore e permettere che anche i nostri orizzonti diventino più ampi e non siano soffocati dalle angustie e dagli impegni quotidiani.
Lo stile dell’ascolto si svilupperà su tre dimensioni. In primo luogo una comunità cristiana cresce, matura, cammina se pone al centro la Parola della salvezza che è il Signore Gesù: solo nell’incontro con Lui possiamo trovare luce per il cammino. Per questo a partire dal venerdì 5 ottobre 2018, presso il battistero di San Giovanni in Fonte della chiesa cattedrale, inizieremo in maniera stabile la lectio divina. Questa antica preghiera della Chiesa è un incontro con la Parola di Dio scritta che ci vede protagonisti: in essa non ascoltiamo un’omelia, ma siamo chiamati a entrare personalmente in relazione con la Parola e anche con i fratelli. Ascoltare, meditare, condividere diventano lo stile, il modo di essere comunità credente. Al primo posto sta l’ascolto dell’unico Maestro, ma subito si unisce anche l’ascolto dei fratelli nella condivisione di quanto il Maestro ha suscitato nel cuore: questo condividere è elemento fondamentale per camminare insieme. Solo mettendo al centro la Parola di Dio scritta possiamo rinnovarci nel profondo e in questo rinnovamento trovare la via che renda gioiosa e attraente la vita della comunità cristiana. Solo mettendo al centro la Parola di Dio scritta possiamo diventare capaci di comprendere quella Parola che è contenuta nella storia e che Dio continua a rivolgerci.
In secondo luogo l’ascolto si farà anche rispetto alla realtà del nostro tempo: troppo spesso l’atteggiamento che assumiamo nei confronti del tempo che viviamo è quello del giudizio e del giudizio negativo. I cambiamenti in atto ci spiazzano e ci fanno paura e per difenderci finiamo per porci in atteggiamento di giudici severi. Il tempo che il Signore ci dona di vivere è lo spazio in cui in primo luogo ci interpella e in secondo luogo è lo spazio in cui ci invia a portare la Parola del Vangelo. Nessun annuncio potrà avere una vera incidenza se chi lo porta non ha consapevolezza degli uomini e delle donne che devono riceverlo: consapevolezza che nasce dal vivere dentro un contesto culturale e sociale che li plasma. Per questo una volta al mese terremo degli incontri dal titolo Umano – post-umano – trans-umano. È in atto un grande cambiamento antropologico ed è necessario comprenderlo per incontrare gli uomini e le donne di questo tempo. Anche qui useremo il metodo dell’ascolto e del confronto: a partire da un libro o da un articolo, dopo una breve introduzione, proveremo a capire i molteplici aspetti di questo cambiamento attraverso un confronto aperto tra quanti desiderano partecipare.
In terzo luogo l’ascolto si farà nei confronti della parola della Chiesa di questo tempo attraverso due modalità: la prima è quella dei centri ascolto nelle case per incontrarci negli ambienti che costituiscono lo spazio della nostra vita e delle nostre famiglie; la seconda è quella di piccole assemblee parrocchiali nelle quali cercare di comprendere come il nuovo che viviamo ci chiama a costruire il nuovo della Chiesa e nella Chiesa. Abbiamo un dovere profondo verso coloro che verranno dopo di noi: consegnare loro elementi pastorali che abbiano messo le basi per le costruzioni che essi saranno chiamati a fare nel loro tempo. Coloro che ci hanno preceduto nella fede hanno saputo affrontare il nuovo guidati dallo Spirito, in ascolto della Parola, attenti al presente e con lo sguardo rivolto al futuro: mai si sono limitati a ripetere in forma passiva quello che chi li aveva preceduti aveva realizzato nel suo tempo. L’essere Chiesa implica per noi un debito di riconoscenza verso chi ci ha preceduto nella fede e un debito di eredità verso quelli che verranno dopo.
Ci aiuti, ci sostenga e ci protegga in questo cammino la Vergine Maria, donna dell’ascolto, dell’accoglienza, della meditazione, maestra di spiritualità e di preghiera, maestra di sapienza.
Rieti, 13 settembre 2018
memoria di San Giovanni Crisostomo
vescovo e dottore della Chiesa
Il Consiglio pastorale parrocchiale